Un secolo di grande fotografia a Palazzo Magnani
“Nonostante la scomunica di Baudelaire – che la voleva schiava delle arti – , la fotografia inizia il suo cammino autonomo.” Così recita il pannello introduttivo della mostra “Un secolo di grande fotografia. I capolavori FOTOGRAFIS Bank Austria – UniCredit Art Collection”, inserita nell’ambito di Fotografia Europea, inaugurata il 2 maggio a Palazzo Magnani e qui sino al 13 luglio 2014.
Promossa e organizzata dal Museo d’arte moderna di Salisburgo e dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, curata da Margit Zuckriegl e Walter Guadagnini, l’esposizione, in anteprima nazionale, consiste in una selezione di 150 delle 600 fotografie che compongono la prestigiosa collezione “FOTOGRAFIS” di Bank Austria – Gruppo UniCredit. Una raccolta eccezionale per numero e qualità di opere acquisite dal 1975 al 1985 e da allora mai scomposta. In mostra un cammino di 150 scatti che ripercorrono diacronicamente, attraverso i suoi massimi interpreti, la storia e l’evoluzione della fotografia dalla seconda metà dell’Ottocento alla metà del Novecento, testimonianze delle molteplici voci e anime in cui essa si è declinata. Fotografia come mezzo di espressione e di conoscenza, a smentita della baudelairiana “decadente” accusa di essere facile rifugio per “pittori mancati”.
L’apologetica sequenza si apre con la sezione degli Iniziatori del “mezzo”, manifesti in una nuova ritrattistica, nelle prime testimonianze dei viaggi in Oriente e nelle rappresentazioni del quotidiano. Così, i ritratti psicologici dei personaggi pubblici di Nadar, quelli senza tempo di Julia Margaret Cameron, i paesaggi di Francis Frith, le architetture di Frederick Evans, le sperimentazioni sul movimento, precorritrici delle Avanguardie, di Eadweard Muybridge.
Attraverso i ritratti di Steichen, di Kuhn, di Madame D’Ora, le vedute urbane di Stieglitz, Ružička, Coburn, la natura morta di Novák e le figure di Drtikol e Weston, si attraversa quel movimento, sorto all’inizio del XX secolo, impegnato nella costruzione di un linguaggio mutuato dalla pittura e definito uno dei momenti più affascinanti dell’evoluzione della fotografia in chiave artistica: il Pittorialismo, orgogliosa difesa contro le accuse di meccanicità e impersonalità del mezzo, che cederà il passo, negli anni Venti, alle Avanguardie.
La Fotografia Modernista, i cui iconici protagonisti hanno influenzato generazioni di fotografi, artisti e pubblicitari, restituendo un’indimenticabile e suggestiva immagine della realtà storica e sociale degli anni Venti e Trenta, rivive, infatti, in un succedersi di sezioni.
Documentare omaggia lo “stile documentario” della fotografia, connotato dalla neutralità e dal distacco tipici di quella di pura documentazione già sorta nell’Ottocento e che ha la Parigi di Eugène Atget tra le sue massime espressioni. Nella sezione anche gli scatti al servizio di una causa sociale di Lewis Hine, le prostitute di New Orleans di Bellocq, le architetture industriali di Bernd e Hilla Becher, gli intensi ritratti della società tedesca di August Sander. Il rifiuto degli artifici del Pittorialismo e l’adozione di un nuovo linguaggio artistico che privilegi la chiarezza e la specificità della ripresa in favore di una “fotografia diretta”, tipica della Nuova Visione, è, poi, rappresentata dai capolavori di Paul Strand e di Stieglitz, dalla “naturale” bellezza di Edward Weston, dall’astrattezza di Karl Blossfeldt, dalle geometrie di Loew, Schawinsky e di Struwe.
Ma la fotografia è anche uno strumento ideale per la rivelazione del caso, delle segrete corrispondenze che legano le cose nonché fondamentale per l’espressione di quella sovversione delle regole della cultura borghese cara all’estetica e alla poetica del Surrealismo. La stampa del negativo, le esposizioni multiple, le distorsioni di André Kertész e la solarizzazione e i rayogrammi di Man Ray svelano e rivelano, qui, i misteri del mondo attraverso la rottura con le convenzioni visive. L’evoluzione del linguaggio fotografico documentario nel Dopoguerra è raccontata nell’omonima sezione della mostra attraverso autori di alcune delle più celebri immagini della storia. Come Henri Cartier-Bresson, Elliot Erwitt e Weegee. Le opere di Otto Steinert, Lee Friedlander e Mario Giacomelli testimoniano la trasformazione dello stile documentario fotografico da oggettivo a soggettivo. Protagonista di una diversa anima della fotografia è, poi, il tedesco Horst P. Horst simbolo, per oltre un trentennio, della fotografia di moda, colta ed elegante.
E sul confine tra fotografia di documentazione e fotografia concettuale, chiudono la mostra linguaggi innovativi della tradizione, come i ritratti della “normale” società americana di Diane Arbus, o le composizioni fantastiche di Les Krims, e linguaggi concettuali che, andando da Valie Export a Andreas Muller Pohle, da Hilla Becher a John Baldessari, da Bernd e Marcel Broodthaers a Ger Van Elk e a William Wegman, segnano la nascita di una nuova stagione guardando Verso il futuro.
Uno sguardo infinito capace di mostrare ciò che l’occhio umano non può vedere.
Un secolo di grande fotografia.
I capolavori FOTOGRAFIS Bank Austria – UniCredit Art CollectionReggio Emilia
Palazzo Magnani
2 maggio – 13 luglio 2014