
“La mente non si apre se prima non si è aperto il cuore”
«Oggi la scuola insegna ai ragazzi a prendere consapevolezza dei propri sentimenti, ed educa alle emozioni?»
«No! Oggi la scuola non lo fa. Al massimo istruisce, quando ci riesce» […]
«Oggi la scuola insegna ai ragazzi a prendere consapevolezza dei propri sentimenti, ed educa alle emozioni?»
«No! Oggi la scuola non lo fa. Al massimo istruisce, quando ci riesce» […]
Una tavola imbandita. Un gruppo di amici accomunati dalla passione per l’arte, la storia, la cultura, la politica.
E poi una sera, un’idea: un libro sulle artiste nella storia di Reggio Emilia.
Sono gli anni Novanta e sono tanti coloro che si radunano a quella tavola ondivaga che ospita di casa in casa nomi come Sergio Masini, Ugo Bellocchi, Rossana Maseroli Bertolotti, Renzo Barazzoni, Nadia Rosati, Alfredo Gianolio, Arnaldo Bartoli, Ulisse Giglioli, Athos Porta, Alessandro Carri. […]
«Nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate. (…)»
“Nel teatro si dice che ci sia un unico modo per sbagliare: non fare.
E così ho fatto.”
Anima poetica, inquieta, istrionica e circense, Matteo Razzini è un eterno sognatore, come il suo collega del resto, tuffatisi entrambi tra le righe di questa storia così dal trampolino di una dirompente e salvifica immaginazione. […]
«Porto con me un quaderno non troppo piccolo e non troppo grande che mi consenta di appuntare un pensiero, tracciare il profilo di una tazzina sul tavolino di un bar, disegnare quattro linee all’interno delle quali sviluppare un progetto.
Spesso la copertina del quaderno è nera, sulla quale attacco un adesivo o lascio una traccia per poterli distinguere l’uno dall’altro. Tra le pagine si accumulano stralci di conversazioni telefoniche, ritratti di persone mai conosciute, liste della spesa, mani che reggono oggetti, calcoli matematici senza soluzione e bustine di zucchero vuote che creano spessore e disturbano la fluidità del tratto.
Il quaderno è lo spazio all’interno del quale succedono le cose, è il tavolo di lavoro, dove il pensiero astratto incontra per la prima volta la sua forma imprecisa, un rifugio quasi sacro illuminato da un evidenziatore rosa fluorescente.»
“Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.” Abile nel mettere in pratica questa lezione di uno dei suoi numi tutelari, Bruno Munari, è Olimpia Zagnoli, giovane illustratrice reggiana, milanese d’adozione dal 1990, in mostra dal 24 settembre scorso nei cinquecenteschi spazi dei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia con “CALEIDOSCOPICA […]
«Avevo trent’anni e tanti sogni che mi premevano il cuore. Mangiavo in silenzio. Una pasta e una fetta di pane nello stanzino che puzzava di muffa e di ferro.
E disegnavo.
Disegnavo di tutto. La porta, la muffa, la fabbrica vuota. Il ferro.
Disegnavo tra una pausa e lo stacco del pranzo.
Disegnavo mondi possibili. Indugiavo a passi storti in quel mondo sognato. Ma muovevo i passi.
Non volevo arrendermi» […]
«La storia della mia famiglia, la forza dei miei genitori,
la fame e il coraggio, i sacrifici e l’amore.
Sempre dentro di me.
Vorrei riuscire a dare ai miei figli il desiderio di andare lontano,
ma con la consapevolezza e la fierezza
di amarsi per ciò che si è alla partenza» […]
«Anche la follia
merita
i suoi applausi»
Alda Merini