
Corri ragazzo!
«Perfino la calma della vita quotidiana è fragile come il vetro:
una specie di tremito anima tutte le cose,
viviamo in un universo di una segreta amarezza»
Robert Louis Stevenson
«Perfino la calma della vita quotidiana è fragile come il vetro:
una specie di tremito anima tutte le cose,
viviamo in un universo di una segreta amarezza»
Robert Louis Stevenson
«Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare. […]
«Bambina mia.
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
Ti lascio invece baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti (…)
Sii dolce con me. Sii gentile.
E’ breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu (…)
“Perché reggono l’intero peso
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare
Perché portano via
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato
e chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta
Perché sanno saltare
e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali
Compie oggi 108 anni John Fante, lo scrittore americano di origini abruzzesi che diede vita alla saga di Arturo Bandini, il suo tracotante, sprezzante e irriverente alter ego, la simpatica canaglia protagonista di memorabili titoli dalla fortuna, come spesso accade, postuma.
“Per tutta una fosca giornata, oscura e sorda, d’autunno, col cielo greve e basso di nuvole, avevo cavalcato da solo traverso a una campagna singolarmente lugubre fino a che mi trovai, mentre già cadeva l’ombra della sera, in vista della malinconica casa degli Usher. Non so come, ma appena l’ebbi guardata una sensazione di insopportabile tristezza mi prese l’anima. Insopportabile, dico, già che non le si univa il sentimento poetico
“Un antico detto sanscrito recita: la donna è la casa e la casa è il fondamento della società. Solo se costruiamo le nostre case possiamo costruire anche la nostra nazione. Se la casa è inadeguata – per i beni materiali e le necessità o per la mancanza di un’atmosfera serena e amorevole di cui ogni bambino ha bisogno per crescere e svilupparsi – allora la nazione non può essere in armonia e una nazione senza armonia non può progredire in nessuna direzione. […] Le donne istruite oggi si trovano ad assumersi