5 Maggio 2021

“Sulle labbra e sulla bocca, eccola qua la filastrocca”

Unci, dunci, trinci
di Fabio Bonvicini e Gianluca Magnani
illustrazioni di Giuseppe Vitale

«Il faut être léger comme l’oiseau,
et non comme la plume»

Paul Valéry  




«Filastrocca eccola qua
due suonatori che devon suona’,
sono i più pigri e scioperati
ma l’editore li tiene pressati.
“Ho venduto libri millanta!”
dice a destra e poi anche a manca,
“il libro dell’albero ce l’hanno tutti,
fatene un altro pei belli e pei brutti!”
Dopo sei mesi e sette contratti
sono partiti assai soddisfatti,
in giro sui monti e sulle colline
a intervistare vecchi e vecchine.


[…]


“Sentite questa bei giovanotti,
viene un fantasma tutte le notti,
compare sempre dopo la cena
non è un mostro ma è la Lena;
poi se soltanto un poco ci penso
mi viene questa, priva di senso!”
“Grazie, ma grazie, che meraviglia!
Sembra di essere in una quadriglia.”
E via che partono sulla lambretta
per altre storie in tutta fretta».

Così recita la lunga filastrocca a prolusione dei canti popolari raccolti da due novelli cantastorie all’interno di una formula da leggere, da ascoltare e da guardare.
Da Carpi a Nonantola, a Crevalcore, a San Felice dove, sì, “qualcosa si dice“; poi a Bomporto e a Cognento, dove ci sono storie di fiori e di fate “come nessuno le ha mai raccontate“; e ancora a Sassuolo, Castellarano, Baiso e Toano. Poi veloci verso la montagna, a Lama, a Mocogno, a Pavullo sino a Riolunato dove giungono “tutto in un fiato“, e poi a Montecreto, Acquaria, Magrignana. E “in allegria lungo la via” si ritrovano sull’Appennino, a Badia, a Castelnovo, a Mezzano e poi a Pistoia dove, infine, giungono “con gran foia“.

Alla ricerca dell’espressione musicale legata alla tradizione culturale e popolare tosco-emiliana, hanno viaggiato, hanno domandato. Hanno compulsato un imponente repertorio di materiale raccolto in anni di lavoro svolto anche nelle scuole. E così hanno selezionato, hanno completato, hanno musicato, riarrangiato, cantato.

UNCI, DUNCI, TRINCI (titolo di rodariana memoria) è l’approdo del libro musicale di Fabio Bonvicini e Gianluca Magnani, edito da Corsiero Editore e contenente un CD di canzoni popolari con i relativi testi impreziositi dalla sensibile maestria delle illustrazioni di Giuseppe Vitale.

Séguito ideale del successo editoriale di Albero bell’albero, la nuova antologia dei due musicisti emiliani comprende filastrocche prossime, talvolta, a veri scioglilingua, giocando con nonsense e divertite figure retoriche.

La musica diviene viaggio dalle radici profonde, una musica pop, popolare, rivolta a ragazzi di tutte le età. Una melodia che contempera passato, presente e futuro e che in un crossover armonizza tradizione e modernità grazie ai suoni di un ampio strumentario: dalla chitarra classica, acustica ed elettrica al mandolino, alla fisarmonica, all’ocarina, dall’udu drum allo slide whistle, dallo shaker al gong, dalla ciaramella alla piva, dal basso alle percussioni.

Le parole, antiche, sono investite di nuova luce e di inedito suono, custodite in memorie quasi centenarie e tramandate – attraversando le generazioni – principalmente per trasmissione orale (come tradizione vuole), anche inconsapevolmente: berciate allegramente durante gesti routinari, o intimamente salmodiate come una giaculatoria, o sussurrate, a fior di labbra, per accompagnare i più piccini nelle braccia di Morfeo.

Dalle note e dalle parole, cui i tratti cromatici attenti e segaligni delle illustrazioni conferiscono completezza, si percepisce, quindi, la profonda passione di questi artisti impegnati nel veicolare e nell’infondere cultura.

Alcuni dei numeri coniati dalla matematica di Gianni Rodari in Favole al telefono sembranoparafrasarequelli da uno a dieci – “unci dunci trinci, quara quarinci, miri miminci, un fan dès” – , come dieci sono le filastrocche salvate dall’oblio del tempo da Fabio Bonvicini e da Gianluca Magnani: Mosca e mora; La pecora è nel bosco; La storiella delle fate (un piccolo gioiello, la cui scoperta e ricostruzione sarebbero una storia a sé da raccontare); Alla fiera di mastr’Andrè; Unci, dunci, trinci; La grotta dell’elfo; La cena dell’anatra; La pesca dell’anello; La Lena; Quattro stelline.

Musiche e canti, parole e racconti ora son dunque pronti, sia a intrattenere sia a significare l’importanza del tramandare la musica popolare in quanto espressione identitaria di una comunità.
Un’arte, apparentemente, leggera che trasmette la gioiosità e la giocosità, il folklore e le credenze di un determinato essere. Un essere che fa propria la lezione americana di Calvino secondo cui la leggerezza non è superficialità, bensì capacità di planare sulle cose senza macigni sul cuore.
Suscitare ilarità… a tutte le età, è un’arte.
E un sorriso donato è sempre una carezza per l’anima.

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