23 Ottobre 2016

Note fluttuanti

Note del guanciale
di Sei Shōnagon

Hokusai, Hiroshige, Utamaro
Palazzo Reale – Milano
22 settembre 2016 – 29 gennaio 2017

 

“Il broccato cinese. Una lunga spada ornamentale.
I solchi del legno di cui sono fatte le statue del Buddha.
Un lungo e scuro grappolo di glicine sorretto da un ramo di pino.
I guardarobieri che possono indossare le vesti con disegni a rilievo, che non sono permesse neppure ai giovani di alto lignaggio (…)”

Cose splendide

 

Sei-Shonagon-Note-del-guanciale-451F

 

Se non fossero state sottratte alla proprietaria contro la sua volontà, le Note del guanciale non avrebbero visto la luce. Parole inermi, sarebbero rimaste confidate ad un gregario di Morfeo e confinate sulla carta donata da un principe ad un’imperatrice. Prezioso scrigno di istanti e di stati, d’animo e di materia, isolati “nel fluire dell’esistenza umana” e custode dell’eleganza, della raffinatezza e del fascino non solo di un tempo, quello dell’apogeo dell’epoca Heian, ma di un’intera cultura.
Scritte alla fine del X secolo da Sei Shōnagon, dama di corte dell’Imperatrice Sadako, le Makura no Sōshi, le Note del guanciale, sono composte da 317 capitoli narranti, con doviziosa minuzia e nuda naiveté, gli usi e i costumi della vita a corte mediante appunti, annotazioni, riflessioni, rievocazioni, elucubrazioni, aneddoti ed elenchi. Elenchi di cose: che scorrono veloci, che procurano felicità, che dovrebbero essere corte, che commuovono, che non si possono raffigurare bene in un dipinto, …; di persone: che usano un linguaggio maleducato, che vogliono sembrare dotate, che imitano cose, che in pubblico si esaltano, …; di situazioni: terrificanti, imbarazzanti, insulse, …; di particolari: squisiti, rumorosi, eleganti e graziosi, impudenti, ……
Ma tra fruscii di sussurri e di stoffe pregiate, tra celie e pettegolezzi, prorompe la percezione di un mondo anche attraverso l’estatica e naïf celebrazione dello spettacolo della natura.

“L’aurora a primavera: si rischiara il cielo sulle cime delle montagne, sempre più luminoso, e nuvole rosa si accavallano snelle e leggere. D’estate, la notte: naturalmente col chiaro di luna; ma anche quando le tenebre sono profonde. È piacevole allora vedere le lucciole in gran numero rischiarare volando l’oscurità, oppure distinguere solo le luci di alcune di loro. Anche quando piove, la notte ha un suo fascino.
Il tramonto in autunno: malinconico quando i raggi del sole calano obliqui dalla vetta dietro cui tramonta, e i corvi a gruppi di due, di tre, di quattro si affrettano disordinatamente al nido; piacevole è anche ammirare gli stormi ordinati dei gabbiani rimpicciolirsi sempre più all’orizzonte. L’armonia del vento e il ronzare degli insetti, quando il sole è calato infondono una dolce tristezza. D’inverno, il primo mattino: bellissimo, inutile dirlo, quando cade la neve. Bello è anche il candore della brina; oppure, oltre a questo, riattizzare il fuoco rapidamente, quando il freddo è più intenso, e attraversare le sale portando il carbone. E’ anche piacevole verso mezzogiorno, quando l’ambiente si è intiepidito, vedere il fuoco del braciere, non più alimentato, ridursi a bianca cenere (…
)”
Caratteristiche piacevoli delle varie stagioni.

“L’arte giapponese – scriveva nel 1914 Enry Facillon – oscilla perenne fra due estetiche e il ritmo che la fa passare alternativamente dall’una all’altra guida la sua storia e il suo movimento. Ora si allontana dalla vita e ora vi si accosta per attingervi elementi che la rinnovano allorché si sente estenuata dal suo grado di raffinatezza e dall’atmosfera rarefatta dell’accademismo.”
Ideali didascalie delle rappresentazioni di quel movimento tra la perfezione e la sbavatura, tra la severità e l’ilarità, quel “mondo fluttuante“, impermanente, pervaso da malinconia – etimo dell’etica samurai – dalla transitorietà, ma al contempo da quanto quella indeterminatezza potesse essere fonte di piacere e di godimento effimeri e fuggevoli, potrebbero essere le chiose della scrittrice e poetessa giapponese.
Non è, infatti, casuale la menzione di Sei Shōnagon in una delle sezioni della mostra inaugurata lo scorso 22 settembre a Palazzo Reale a Milano e visitabile sino al 29 gennaio 2017.
Hokusai, Hiroshige, Utamaro” omaggia i tre massimi maestri del Mondo fluttuante, dell’ ukiyo-e (letteralmente “immagine del mondo fluttuante”), un genere di stampa artistica diffusasi in Giappone tra il diciassettesimo e il ventesimo secolo e raffigurante la bellezza del fenomeno naturale e la sensualità dell’universo femminile. Un’arte che tanto influenzò scuole e artisti, fotografi e pittori, autoctoni e occidentali, gli Impressionisti in primis.
Suddivisa in cinque sezioni – Paesaggi e luoghi celebri: Hokusai e Hiroshige; Tradizione letteraria e vedute celebri: Hokusai; Rivali di “natura”: Hokusai e Hiroshige; Utamaro: bellezza e sensualità; I Manga: Hokusai insegna – l’esposizione propone 200 xilografie policrome e libri illustrati provenienti dalla prestigiosa collezione del Honolulu Museum of Art.
Tra le tante opere, le Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai, di cui la Grade onda rappresenta l’acme, le Cinquantatré Stazioni di Posta del Tokaido (le aree di sosta e ristoro lungo la via che collegava Edo a Kyoto), i volti femminili di Utamaro, un rivoluzionario nel campo, e i quindici volumi di Manga di Hokusai, libri e manuali didattici da cui, all’epoca, poter apprendere a disegnare i soggetti della natura.

Curata da Rossella Menegazzo e promossa e prodotta da Comune di Milano‐Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, l’esposizione rappresenta una significativa ricorrenza diplomatica rientrando nelle celebrazioni del 150° Anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia, avviate con la stipula del primo Trattato di Amicizia e Commercio sottoscritto il 25 agosto 1866.

www.hokusaimilano.it

Katsushika Hokusai, La grande onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa, xilografia policroma, 25,9 x 38,5 cm

Katsushika Hokusai, La grande onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa, xilografia policroma, 25,9 x 38,5 cm

Utagawa Hiroshige , 41 – Narumi. Negozi che vendono i celebri tessuti shibori, dalla serie Cinquantatré stazioni di posta del Tôkaidô, 1848-1849 circa, xilografia policroma

Utagawa Hiroshige , 41 – Narumi. Negozi che vendono i celebri tessuti shibori, dalla serie Cinquantatré stazioni di posta del Tôkaidô, 1848-1849 circa, xilografia policroma

Kitagawa Utamaro, La ragazza precoce (Ochappii), dalla serie Varietà di fiori secondo il loro linguaggio, 1802, xilografia policroma, 39,4 x 26 cm

Kitagawa Utamaro, La ragazza precoce (Ochappii), dalla serie Varietà di fiori secondo il loro linguaggio, 1802, xilografia policroma, 39,4 x 26 cm

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