Tutte le parole del mare
di Moka
Come il poeta spagnolo Jiménez nutriva un ambivalente sentimento per il mare, ora amandolo ora temendolo, ma sempre ad esso tornando, prigioniero e ammaliato dal moto delle sue onde sino a confondersi nei suoi viluppi, così il poeta Senza Nome di Tutte le parole del mare (Arpeggio Libero) lo solca affascinato e alimentato dalla sua forza rigeneratrice, benché egoista “catturando il cuore e rendendo ciechi ad altri sogni“, e facendosi divorare dai suoi costanti sussulti.
Il Mare è donna per Moka, Monica Zanon, scrittrice piemontese. Come donna è la Terra, sacra e fertile. Un amore “immemore e struggente” li lega, “un amore cantato dal vento che non sa tacere e insinua dubbi e trasforma i profili.” Donne – grandi – sono coloro cui ogni lettera, dichiarata quale promessa, è dedicata. E come donna è la parola. Tutte quelle del Mare, che compongono il romanzo epistolare, sono parole raminghe proferite dal folle e impavido funambolo nel mondo, dal poeta Pirata nel suo personale (ma anche comune) viaggio votato alla ricerca della Verità e del tesoro della Conoscenza e al ricongiungimento con la sua Signora.
Tutti pare nascano da e facciano ritorno ad Esso in un perpetuo movimento che rimanda ad una sorta di panismo dannunziano in cui l’elemento naturale si fonde con quello umano stabilendo un contatto simbiotico. Unisono di respiri.
Ma in questo onirico peregrinare, in cui l’autrice con lirica dovizia di particolari mesce poesia e fantasy, tra draghi e gatti mannari, tra amore e amicizia, si insinuano anche riferimenti alla più urgente attualità, come il potere dell’uomo di trasfigurare le religioni tramutando dio in odio.