29 Ottobre 2020

Mala tempora

CADUTA VERTICALE
Cospirazione e morte all’ombra del Monte dei Paschi

di Emanuele Fucecchi

«È la teoria dei cerchi concentrici, formulata per la prima volta da Corrado Guerzoni in occasione della morte di Aldo Moro. Spiega come all’origine di alcuni eventi tragici nella politica e nell’economia non ci sia un complotto lineare quanto un domino di responsabilità che converge verso una soluzione violenta.»
A terra, un corpo inerte, colmo di  domande inevase, di risposte lacunose.
È il 6 marzo del 2013 e il corpo è quello di David Rossi, ex braccio destro di Giuseppe Mussari e capo della comunicazione al Monte dei Paschi di Siena.
Emanule Fucecchi, prestigioso illustratore e fumettista, attraverso i chiaroscuri (più scuri che chiari) della sua sapiente matita, in Caduta verticale – Cospirazione e morte all’ombra del Monte dei Paschi (Aliberti) racconta il più inquietante fra i crack finanziari, non soltanto italiani, di questi ultimi anni, ricostruendo l’oggettività dello scandalo bancario senese la cui flagranza si palesò con il “suicida zero” di un’ondata epidemica che si sarebbe a breve diffusa.
William Broeksmit, Sasha Schornstein, Andrew Jarzyk, Jan Peter Schmittman, Jian Knott, Charlie Gambino. Tutti suoi “epigoni”. E a partire dal 2014 oltre settanta furono i “banchieri eccellenti” appartenenti alla finanza mondiale “vittime” di scomparse misteriose, di suicidi anomali, di incidenti inverosimili, di omicidi privi di movente. Una triste e macabra effemeride che a Wall Street elencò ben undici suicidi in soli tre mesi.
Sedicente amante di tutti i volti, che abilmente riproduce in un personalissimo stile, anche Fucecchi, come gli inquirenti, ha visionato quel filmato della telecamera n. 6 che registrò la traiettoria del corpo del “presunto suicidio” dal terzo piano di Rocca Salimbeni, e, supportato dai precedenti lavori di inchiesta, ne ha fissato il complesso contesto finanziario italiano e internazionale. Un contesto dal terreno stratificato da una «politica pervasiva e già decomposta, un humus fangoso di subalternità al mondo degli affari» pronto a tracimare.
Sullo sfondo di un’Italia in cui i gangli della malapolitica e della malafinanza sono oliati dallo Stato e dal Privato, dai poteri ufficiali e da quelli occulti, si incastona, così, quell‘ «unicum tra gli unicum dei “suicidi», come lo definisce Marco Travaglio firmando la prefazione della graphic novel.
Declinata in misteri, dubbi e incongruenze, quell’oggettività riprodotta restituisce un quadro più indiziario che probante del tragico epilogo di David Rossi, allignante le proprie radici nel terremoto finanziario globale del 2008 i cui cascami sono tuttora tangibili.

«Un libro a fumetti serve. Perché le cose bisogna vederle, toccarle. Specie quando parliamo di soldi e di banche, che appartengono al regno del virtuale».

La caduta di David il senese, il crollo del monte di carta e la deflagrazione dell’intero sistema finanziario danno ragione, allora, a quei sensi attraverso l’idioma fumettistico, immediato, diretto e virante nel lucido racconto d’inchiesta e nel’incalzante saggio di scottante attualità.
Capace di ricreare le atmosfere criptiche, di dare realismo agli attori, espressione ai volti, fiato alle voci, anche fuori campo, che riportano nomi, luoghi, orari, date, numeri, Fucecchi ripercorre il pregresso di quell’ascesa e di quella capitolazione ricalcando gli scuri che ammantano quelle “idi di marzo”.
Complotti, sindrome depressiva post-traumatica da crisi finanziaria, eccesso di rischio, il peso di un’eccessiva pressione competitiva scaricata dal sistema su trader e banchieri potrebbero illuminare le zone d’ombra. Nulla giustifica, tuttavia, la convergenza di responsabilità in principio citata. Giacente è ancora la soluzione del caso, statica la sua dinamica.
A terra, in un vicolo buio, stanziale è ancora il corpo di David Rossi che consegna, anche ad un’attualità che spaventa, tutta la fragilità, la debolezza e l’incapacità sia umana sia sistemica sottese a determinati eventi.

Una legge non scritta dei grandi sistemi insegna che una catena di trasmissione pur di continuare a funzionare tende ad eliminare l’anello debole, talvolta «anche mettendolo semplicemente sotto pressione. Tra omicidio e suicidio esistono molte più gradazioni di quello che noi e la legge riusciamo a immaginare».
E David Rossi rappresentò, forse, «l’anello debole da spezzare per consentire alla lunga catena di rimettere in moto il meccanismo che si perpetua da secoli, come se nulla fosse accaduto. Quella catena scorre ancora dentro le nostre attività economiche, le nostre banche, le segrete stanze della nostra politica. Basta tendere l’orecchio per sentirla sferragliare e cigolare».

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