15 Dicembre 2020

Il valore del giorno prima

L’ospite della Vigilia
di Erri De Luca e Alessandro Sanna

«Se in quella notte di Natale veniva a terra questa nebbia, perdeva la strada pure la stella cometa. Ma ci sono notti prescritte e devono capitare proprio a quel modo, limpide e pizzicate dal ghiaccio di una stella.
Bofonchiavo così mentre mi apparecchiavo il posto a tavola».

Spesso al servizio di logiche “altre”, la prescrizione di questa notte risponde al distillato più puro del suo significato. Valore che si esprime attraverso un forastico eremita, una casa nell’isolamento della montagna, la nebbia col suo manto foriero, un pasto festivo tanto frugale quanto speciale, un piatto in più posato per errore sul tavolo, la fiamma del camino che, nella spessa coltre caliginosa, si fa faro per un arrivo: un ospite inatteso che rende onore a quel coperto accidentale.
Una porta si apre e quel gesto fortuito nella routine della cucina diviene, poi, l’abbrivio di una consuetudine annuale di tante altre notti prima.

Due uomini, coetanei. Due estranei si trovano, così, al medesimo desco: caso o volere della “prescrizione” di quella particolare sera? Compiendo gesti di un tempo antico, essi iniziano a dialogare, non torrentiziamente ma sufficientemente per condividere cibo, esperienze e pensieri che inseguono “come fa il vento con le nuvole”, racconta il padrone di casa, voce narrante della storia.

Apparso per la prima volta nel 2007 sulle pagine dell’Avvenire, L’ospite della Vigilia è un brevissimo racconto scritto da Erri De Luca.
Ora, per Terre di Mezzo Editore, l’abbraccio tra le sue parole e gli acquerelli di Alessandro Sanna, rinomato nome del settore, dona una magnetica favola di Natale dall’atmosfera rarefatta e sospesa.

Una porta che si apre alla magia di un incontro, epifania di un dono.

“Ospite incallito”, ospite fisso in tante battaglie, senza residenza ma mai datosi per disperso, pare quasi che l’autore stesso, con delicata fermezza, domandi “permesso” varcando la soglia di casa propria dove, in virtù di un gioco di doppelgänger, a riceverlo è un suo alter ego.
C’è un doppio specchio, infatti, in questa notte inaspettata. Assonanze autobiografiche – spesso ricorrenti nelle opere dell’autore napoletano – sono presenti in entrambi i personaggi: la passione per la montagna, l’amore per la natura come luogo di pace e conforto,  l’impegno umanitario in Bosnia durante la guerra, un credo svincolato da precetti religiosi, strada per un’etica emancipata e consapevole  e per un credo (nonostante tutto) nella bellezza dell’animo umano.

«Lui disse ancora: “Ho bisogno di avere un po’ di fede, ringraziare qualcuno. Non è opera nostra questo mondo, neanche il fuoco che ci sta scaldando. Chi ha fatto il legno adatto per bruciare? E la nebbia che fa incontrare le persone? Mi serve un po’ di fede, come uno spago per tenere insieme.
Aspettai sette respiri prima di rispondere. Quante parole, venute tutte insieme, mi ballavano a festa dentro le orecchie disabituate. Mi tenevo le nocche in grembo e sorridevo.
“Alla fede non arrivo, credo alla pace, alla buona volontà degli uomini, credo che esiste il diritto a una sera come questa in ogni stanza del mondo”».

E l’acqua, elemento privilegiato da Alessandro Sanna, concretizza, allora, il proprio “pensiero fluido”, con i toni predominanti del blu, del verde, dell’ocra, su tavole che il liquido colorato vuole dai contorni imprecisi, e conferisce ancor più eloquenza ai versi calibrati, asciutti ma lirici e profondi di Erri De Luca.

Dalla condivisione all’accoglienza, all’inclusione, dalla gentilezza alla volontà di “credere”, dalla capacità di riconoscere e “ricevere” doni sino alla bellezza della semplicità (quanti gioirebbero a Natale per una cipolla ripiena di uova come pasto?), L’ospite della vigilia è un testo sapienziale che sottende questi valori traducendoli in insegnamenti ecumenici, mai scontati, soprattutto in un mondo in cui la belligeranza e la devianza indossano differenti e inedite vesti.

«La nostra specialità di gente umana. È antica quanto noi, non si riesce a stare senza. Non è altro che l’autorizzazione ad ammazzare. Sembra che spunti ad ogni generazione. Anche Natale è frutto di una guerra, l’esercito romano che impone in pieno inverno un censimento alla nazione conquistata. E così Maria partorisce lontano da casa. Natale è una notte di pace in mezzo alla guerra».

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