Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza
di Luis Sepúlveda
La difesa del tempo necessario e non di quello accessorio, del ritmo umano, in un’epoca in cui le distanze, evanescenti, evaporano coperte da un semplice gesto e da animali di metallo che se più rapidi più suscitano ammirazione e invidia, e in cui prevale l’addizione senza sviluppo delle relazioni, è il distillato valoriale nonché prezioso monito di Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza di Luis Sepúlveda (Guanda Editore).
Una storia che, nata da una promessa fatta dallo scrittore cileno a suo nipote Daniel, travestita nuovamente da favola, riverbera i temi autobiografici dell’esilio, della lotta, della ribellione, della memoria e della libertà.
L’epifanico incontro tra Ribellione, una novella “Rosa Luxemburg” contraria all’anonimia e alla silente rassegnazione allo status quo, e Memoria, proveniente dall’oblio umano, è l’occasione per sovvertire la tacitabilità della conoscenza e del sapere. I perché troveranno risposta e la lentezza, qui provvida, sarà riabilitata quale saggia antagonista della velocità, mentre riscoperti saranno l’essenza del coraggio e il vero valore della memoria, oltre ad un rinnovato Paese del Dente di Leone, edenico habitat metafora di un mondo socialmente equo.
Un lirico apologo sul tempo, sulla vacuità della velocità e sulla ricchezza della lentezza, necessaria laddove richiesta dal naturale corso delle cose, favorendo incontri e dialogo, sviluppo e crescita, con cui Sepúlveda invita a riflettere sulla cosiddetta “società della tecnologia” e sulla sua connotazione liquida e monologante. Una piccola Recherche non del tempo perduto bensì del suo senso perduto.