3 Maggio 2022

Comprendere per ri-esistere

“Un’invincibile estate”
Fotografia Europea 2022
XVII Edizione
29 aprile – 12 giugno
Reggio Emilia

Hoda Afshar, Untitled, from the series Speak the Wind, Iran (2015-2020) © Hoda Afshar

«Nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate. (…)»

Da queste parole dello scrittore francese Albert Camus si muove l’anima della XVII^ Edizione di Fotografia Europea che titola, infatti, “Un’invincibile estate”.
Dal 29 aprile al 12 giugno 2022, con il week-end inaugurale dal 29 aprile al 1 maggio, torna, dopo la “straordinarietà” di un biennio storico, il Festival in cui le immagini e la cultura visiva sono protagoniste. Dai luoghi istituzionali – Chiostri di San Pietro e di San Domenico, Palazzo da Mosto, Biblioteca Panizzi, Galleria Santa Maria, Spazio Gerra, Musei Civici, Collezione Maramotti, Fondazione I Teatri – ai luoghi “altri” del Circuito OFF – la corale sezione indipendente presente su tutto il territorio cittadino – gli artisti invitati daranno una personale interpretazione del tema del Festival: le forze interiori dell’uomo, la sua capacità di affrontare il passaggio da un mondo ad un altro, il movimento da un prima ad un dopo, la vitalità di scoprire la propria “estate” nel cuore del proprio “inverno” (qualunque esso sia), comprendendone il senso, comprendendo se stessi, individuando il proprio ruolo nel mondo.

Come sempre tanti gli eventi, dalle conferenze agli incontri con gli artisti, dalle presentazione di libri ai book signing, dalle letture portfolio ai workshop, ai bookfair, e ovviamente alle parole dei racconti delle esposizioni, dense di “ricchezza stratificata” da indagare.
Sono racconti che si declinano nella diade poesia e crudezza che connota l’edizione 2022, racconti ora intimi ora sfacciati, ora crudi ora poetici.
E sono racconti che parlano la voce della potente valenza metaforica del titolo del Festival particolarmente viva e sentita quest’anno, ancor più con l’eco dei mortai e dei tank che si uniscono al coro – forse un po’ ignorato perché non così prossimo a noi? – di tante altre simili tragedie.

«La fotografia è il mezzo perfetto per accompagnare qualsiasi esplorazione filosofica, in virtù del suo rapporto estremamente idiosincratico e complesso con la verità, la percezione e la comprensione», affermaTim Clark, curatore del Festival insieme con Walter Guadagnini.

Che Fotografia Europea si confermi, dunque, come espressione della contemporaneità e della sua complessità.
Che sia un ri-appropriarsi dello spazio pubblico da parte della cultura. Che sia un risveglio intellettuale e creativo.
Che sia una riflessione sulla capacità di re-azione dell’individuo dinnanzi alle contingenze, favorevoli o sfavorevoli, create da quest’epoca. Ma che ciò avvenga non attraverso la speranza, concetto che Albert Camus leggeva come rassegnazione, bensì mediante l’azione, mediante scelte concrete del presente.
Che sia una ri-ipartenza, una ri-creazione, una co-creazione.
Una ri-esistenza.
Che sia un’invincibile estate nella quale ognuno colga l’invincibile dentro di sé.
Che sia un’estate – senza retorica alcuna – nella quale si ascoltino anche le armi tacere. Un’estate nella quale si possano vincere gli orrori di quelle oltre cinquanta guerre attualmente in corso nel mondo, benché l’imperativo sia, nella maggior parte dei casi, utopistico.

“I give you my life” © Chloé Jafé / courtesy Akio Nagasawa Gallery Tokyo
Di Fotografia Europea 2022, di cultura visiva e dello spirito che la anima, raccontano la professionalità decisa e sensibile dell’assessora alla Cultura del Comune di Reggio Emilia, Annalisa Rabitti, sempre disponibile nell’esserci nonostante i numerosi impegni, ed uno dei due curatori del Festival, Walter Guadagnini.

Assessora Rabitti, cosa ri-esiste, cosa si ri-crea in questa edizione di Fotografia Europea?
Si vuole ricreare un legame tra il pubblico e le mostre all’insegna della festa e della partecipazione. Dopo due anni di stop a eventi e concerti, con FOTOFONIA – la sezione musicale di Fotografia Europea a cura di Max Casacci, produttore e fondatore dei Subsonica, un avamposto di esplorazione sonora e di interazione tra musica e suono (ndr) – vogliamo parlare a pubblici giovani e, certamente, in sintonia con il linguaggio della fotografia artistica, ma anche interessati ad una musica di qualità che dialoga con le immagini e ascoltata tutti insieme nelle piazze.

In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, avete ritenuto – appoggiati dai partner di Fondazione Ermitage Italia – non sussistere più né le premesse né le condizioni per mantenere la Russia come il paese ospite di questa edizione. «L’arte e la cultura dovrebbero sempre costruire ponti e non innalzare muri; tuttavia, non possono ritirarsi in torri d’avorio: c’è un tempo per affermare con fermezza il diritto dei popoli a vivere in pace e un tempo per aprirsi al dialogo e al confronto, senza che violenza e morte siano invitate al tavolo», informava, infatti, il primo comunicato stampa emesso. In una successiva nota avete comunicato che tutti gli autori russi del progetto annullato sono stati invitati a partecipare al Festival in forme differenti da quella espositiva e che tutti hanno manifestato «gratitudine ma fermezza nel considerare le attuali condizioni, in cui la guerra è in corso, non praticabili».
In queste settimane, siete, inoltre, in contatto con l’artista russo Alexander Gronsky – arrestato a Mosca ad inizio invasione in quanto dissidente dal regime di Putin – per valutare le modalità attraverso le quali dare la visibilità più giusta alle posizioni che lo stesso esprime, senza che ciò comporti, essendosi già fortemente esposto, ulteriori rischi di incolumità personale.
Avete deciso la metodologia con cui fare partecipare gli artisti russi, con cui dargli voce?
Tutti gli artisti russi sono stati contattati e con uno di loro abbiamo deciso di dare voce alla protesta contro questa folle guerra. Il come, sarà una sorpresa che ancora non sveliamo.

Secondo lo scrittore Mario Vargas Llosa l’arte può anche servire per vendicarsi, per prendere una rivincita su se stessa. Non deve sempre essere necessariamente didascalica, puritana, un’esibizione di civismo, ma anche rancorosa. Questa edizione di Fotografia Europea riflette questo pensiero?
Al centro di questa edizione il rancore non trova certamente posto, ma la capacità di scoprire dentro ciascuno di noi le forze per resistere alle tante difficoltà  e contraddizioni del nostro tempo. Sicuramente l’arte, a maggior ragione l’arte e la fotografia contemporanea, non utilizzano toni didascalici o rassicuranti. Anzi, molti dei progetti esposti, alcuni molto poetici altri decisamente provocatori, comunicano temi scomodi, lanciano grida di forte opposizione o grande cambiamento rispetto alle condizioni vissute dagli autori: dai diritti della persona alle tematiche ambientali, alle condizioni di esuli e rifugiati. Fino alla grande poesia di alcuni ritratti dei nostri giovani reggiani, volti e storie provenienti da tanti luoghi di un mondo sempre più complicato. Un mondo sempre più complicato cui la nostra comunità è capace di rispondere con l’accoglienza e la sicurezza di un grande abbraccio. Questa è, infatti, la percezione riscontrata dalla fotografa ceca Jitka Hanzlovà: «I ragazzi a Reggio Emilia si sentono “sicuri”».

Mary Ellen Mark, Tiny in her Halloween costume, Seattle, Washington, 1983 © 1963-2013 Mary Ellen Mark / Howard Greenberg Gallery, NY

Professor Guadagnini, qual è stato il criterio di scelta dei fotografi alla luce del messaggio di cui questa edizione è portatrice?
Il criterio è quello di cercare prima di tutto autori che abbiano un’attinenza con il tema non da un punto di vista didascalico o illustrativo, ma che suggeriscano, attraverso le loro immagini, delle ulteriori riflessioni possibili intorno al tema. Inoltre, ci impegniamo sempre di trovare un giusto equilibrio tra autori noti e autori meno noti, così come un equilibrio tra le differenti possibilità offerte dal linguaggio fotografico. Come si vedrà anche quest’anno, vi sono approcci assai diversi al mezzo, proprio per evidenziare la ricchezza della fotografia.

Sono state più complicate l’organizzazione e la curatela del Festival dopo questi due anni?
In realtà no, anzi, la possibilità di tornare a muoversi un po’ più liberamente ha reso nuovamente anche la fase di organizzazione più piacevole, meno faticosa soprattutto dal punto di vista mentale. Certo non sono mancati momenti complicati, e la drammatica guerra scoppiata poco più di un mese fa ci ha, comunque, riportati in un clima sicuramente poco sereno.

Potrebbe nascere sempre in Italia un altro Festival Fotografia Europea? C’è terreno fertile che si sta seminando?
In Italia ci sono già molti ottimi festival di fotografia, da Lucca a Cortona, da Lodi a Savignano, per citarne solo alcuni tra i più attivi e longevi, peraltro anche già federati con Reggio su alcuni progetti comuni. È una specifica caratteristica italiana quella di avere tanti festival, che deriva dalla scarsità di istituzioni stabilmente attive in questo ambito. Però sì, lo spazio per un festival probabilmente c’è sempre, proprio per la connotazione della cultura italiana, che non si esaurisce in un unico centro, ma che possiede, per ragioni storiche, una pluralità di centri.

Nella sua professione si è spesso dedicato alla Pop Art. Fotografia Europea può definirsi tale, rivolgendosi alla “massa” e non soltanto al singolo, cercando di raggiungere un pubblico il più vasto possibile ed occupando i luoghi della comunità, uno spazio pubblico di qualità che rappresenta “l’essenza del buon funzionamento di una città”?

Sì, se si definisce il festival di Reggio Emilia un festival popolare personalmente sono contento, non ho mai amato le esposizioni fatte per gli happy few, i luoghi espositivi deserti mi intristiscono (anche se ovviamente le opere si vedono molto meglio…). Credo, però, sia nella natura di un festival – non solo di fotografia – il volersi rivolgere ad un pubblico non solo di specialisti, essendo in fondo una festa, un momento di incontro, di scambio di idee e di divertimento.

Maxime Riché, from « Paradise ». The smoke column of the Dixie Fire rises over Paradise, California in July 2021

Michele Neri ed Enrico Ratto nel libro “L’ultima foto” invitano a riflettere sul destino della fotografia in un mondo subissato da immagini, selfie, meme, fake. Domandandosi se sia tardi per una “fotografia nuova” scrivono: “Sono ossigeno e veleno quotidiano, sono troppe e di natura sfuggente, per avere un nome soltanto: sono quelle che una volta erano chiamate fotografie e oggi sono ovunque, dentro di noi, parlano per noi, scelgono per noi.” Le chiedo, quindi: è tardi per una fotografia nuova? E quale futuro per la fotografia?
In assenza di palla di cristallo, diciamo che l’idea che ci siano troppe immagini al mondo è vecchia come la fotografia, bisogna vedere quando arriverà il punto di saturazione. Certo è che la fotografia è già diventata qualcosa di diverso da ciò che era prima dell’era di internet, e sta evolvendo ulteriormente ora che altri strumenti sono in grado di registrare e addirittura creare immagini fotografiche. È una sfida affascinante, un momento ricchissimo, si tratta solo di essere aperti con la mente ad accogliere anche nuove istanze, nuove ipotesi, senza cancellare, però, quelle vecchie, in molti casi ancora validissime.

Ernest con le rose di santa Rosalia, artista togolese. Villa Giulia, Palermo 2018, serie Binidittu © Nicola Lo Calzo / Podbielski Contemporary
Ken Grant, Untitled (Shared Cigarette), Birkenhead, 1994 © Ken Grant
Alessandra Calò, Herbarium. I fiori sono rimasti rosa, Reggio Emilia, 2022. ©Alessandra Calò
Alexis Cordesse, Syria, 2003, Courtesy of the author
Promossa e prodotta da Fondazione Palazzo Magnani insieme con il Comune di Reggio Emilia e con il contributo della Regione Emilia-Romagna, e curata da Tim Clark e da Walter Guadagnini, Fotografia Europea 2022 prevede un’importante novità: l’istituzione del Premio Luigi Ghirri. Nel trentennale della scomparsa dell’autore, la collaborazione con gli Eredi Luigi Ghirri ha permesso, infatti, di intitolare il premio di Giovane Fotografia Italiana al grande autore reggiano in virtù del suo profondo rapporto con Reggio Emilia ed anche per rafforzare il sostegno ai giovani talenti della fotografia contemporanea in Italia.
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