23 Febbraio 2015

Arte di un passato moderno

Piero della Francesca. Il disegno tra arte e scienza
Palazzo Magnani – Reggio Emilia

Piero Della Francesca, De prospectiva pingendi, 1472-1492, manoscritto Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia

Piero Della Francesca, De prospectiva pingendi, 1472-1492, manoscritto Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia

Privilegiato ambito di indagine e di azione assunto dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia sin dall’inizio della sua attività è l’approfondimento, al fine di una complessiva visione unitaria del sapere, delle relazioni tra Arte e Scienza. Il Rinascimento offre paradigmatiche espressioni della trasversalità del sapere, dando origine a nuovi rapporti tra matematica e pensiero estetico e in cui la distanza tra arte e scienza si accorcia approdando alla comprensione del mondo e della natura, delle leggi che li governano e della loro bellezza.
L’opera di Piero della Francesca è una di esse. All’artista di Sansepolcro, pittore, matematico, genio assoluto del primo Rinascimento che ha mutato la scienza in arte influenzando, a distanza di tempo, le Avanguardie del primo Novecento e la pittura Metafisica, la Fondazione Palazzo Magnani dedica un’importante esposizione. Piero della Francesca. Il disegno tra arte e scienza”, in mostra dal 14 marzo al 14 giugno 2015, per la prima volta da mezzo millennio, raccoglie e presenta, infatti, l’intero corpus grafico e teorico del grande Maestro nella sua doppia veste di disegnatore e matematico: i sette esemplari, tra latini e volgari, del De Prospectiva Pingendi, conservati a Bordeaux, Londra, Milano, Parigi, Parma e Reggio Emilia, i due codici dell’Abaco, custodito a  Firenze, il Libellus de quinque corporibus regularibus e l’Archimede conservati rispettivamente nella Città del Vaticano e a Firenze. In essi rivivono la singolarità del suo linguaggio espressivo capace di coniugare, in perfetto equilibrio, la plasticità e la monumentalità di Giotto e Masaccio con una straordinaria capacità di astrazione e sospensione, l’essenzialità e la purezza di forme che nei suoi interessi matematici e geometrici, mirabilmente espressi nei trattati, trovano fondamento.
“Rivoluzionario” fulcro dell’esposizione è l’esemplare, uno dei tre tradotti in volgare, del De Prospectiva Pingendi custodito, alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Tra i più importanti testimoni della fondamentale opera prospettica di Piero della Francesca, il manoscritto, opera di un copista, reca disegni autografi del Maestro oltre a correzioni e annotazioni a margine di suo pugno.

Il Codice ispirò l’opera di grandi artisti e teorici della prospettiva almeno sino alla metà del Cinquecento quando la diffusione delle opere a stampa iniziò a oscurare i testi noti attraverso la tradizione manoscritta. Composto presumibilmente tra il 1472 e il 1475 e scritto in volgare essendo rivolto principalmente ai pittori, il De Prospectiva Pingendi, rappresenta il primo trattato matematico sulla Prospettiva interamente illustrato. In esso l’artista propone una serie di problemi di riduzione prospettica, in ordine crescente di difficoltà, introducendo gradatamente alle tecniche della prospettiva mediante esercizi pratici. Posto il quesito, procede nella costruzione della prospettiva con disegni geometrici ed illustrazioni.
“Primo rigoroso codificatore delle regole e delle tecniche della prospettiva, nonostante l’esistenza di un trattato antecedente, quello di Leon Battista Alberti, che illustra le tecniche senza dimostrarle, Piero della Francesca nel De Prospectiva espone le regole preoccupandosi di comprovare la loro validità, di giustificare matematicamente i procedimenti descritti e di presentare la prospettiva come vera scienza – spiega il professor Luigi Grasselli, docente di Geometria all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e tra i curatori della mostra – . La modernità risiede in questa idea di trasmissione di regole e tecniche accompagnata dalla loro dimostrazione. L’impostazione è moderna. Mi stupisce, quale docente di geometria, la capacità di creare, non per esigenze accademiche o universitarie bensì per istanze della produzione artistica, un manuale partendo, poi, dal quale, attraverso la Prospettiva Lineare, si sviluppò nei secoli successivi la grande stagione della Geometria Proiettiva. Essendo un prodotto matematico in senso pieno e moderno, la sua lettura è analoga ad un libro di geometria dei giorni nostri.”
La mostra si configura come un suggestivo viaggio nel Rinascimento, unicità italiana che ha influenzato per secoli l’arte e il sapere dell’Occidente (e non solo) producendo i più grandi capolavori, oggi icone insuperate, della cultura figurativa mondiale e dell’immaginario collettivo.
Accanto alle opere del “Monarca della matematica” a Palazzo Magnani vi saranno, infatti, anche opere pittoriche e grafiche di altri grandi protagonisti della teoria e della pratica del disegno prospettico e architettonico dei secoli XV e XVI.

Vitruvio/Jean Martin, L'architecture ou Art de bien bastir, 1547, manoscritto Biblioteca Universitaria, Torino

Vitruvio/Jean Martin, L’architecture ou Art de bien bastir, 1547, manoscritto Biblioteca Universitaria, Torino

“Attraverso anche altri artisti rinascimentali, fautori della rinascita scientifica in Occidente, l’intento dell’esposizione è di spiegare i profondi vincoli tra arte e scienza in un periodo in cui la distinzione fra essi era difficile”, afferma ancora il professor Grasselli.
Le opere presenti in mostra, un centinaio tra dipinti, disegni, manoscritti, opere a stampa, incisioni, sculture, tarsie, maioliche e medaglie, seguono il percorso tematico affrontato nei capitoli del De Prospectiva Pingendi. Attraversare le sezioni corrisponderà a sfogliare le sue 110 pagine: dai principi geometrici si prosegue con le figure piane, i corpi geometrici, l’architettura, la figura umana, la proiezione delle ombre e l’anamorfosi.
Per inoltrarsi nell’arte e nella creatività dell’opera seminale dellafranceschiana l’esposizione è, inoltre, concepita come strumento e “macchina didattica in cui, oltre a installazioni multimediali, modelli tridimensionali dei disegni del trattato illustreranno la logica delle loro costruzioni geometriche mentre macchine matematiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia riprodurranno scientificamente gli strumenti della bottega dell’artista rinascimentale, permettendo al visitatore di comprendere gli accorgimenti tecnici adottati dai pittori per sfruttare creativamente gli inganni della visione.
Parte integrante del percorso della mostra saranno, inoltre, la Basilica di San Prospero dove gli stalli del coro cinquecentesco, debitamente illuminati, focalizzeranno l’attenzione sulla produzione emiliana di tarsie lignee, memento dei lavori dei “maestri della prospettiva”, gli intarsiatori che, sul repertorio di temi e di immagini contenuto nel trattato, fondarono la propria arte, e la sezione dedicata alle macchine matematiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia che sarà interessata da laboratori per scuole, bambini, adolescenti e adulti.
Nella realizzazione di questa impegnativa operazione culturale, dalla marcata connotazione didattica, la Fondazione Palazzo Magnani si è adoperata nel coinvolgere attivamente, attraverso diverse forme di partecipazione quale, ad esempio, la campagna di crowdfunding, la città tutta affinché la cultura svolga il suo compito di collante e di crescita.

 

Piero della Francesca, San Ludovico da Tolosa, 1460 affresco staccato, 123 x 90 cm, Museo Civico di San Sepolcro, San Sepolcro, Arezzo

Piero della Francesca, San Ludovico da Tolosa, 1460 affresco staccato, 123 x 90 cm, Museo Civico di San Sepolcro, San Sepolcro, Arezzo

 

Piero della Francesca. Il disegno tra arte e scienza
Reggio Emilia

Palazzo Magnani
14 marzo – 14 giugno 2015
Prorogata sino al 28 giugno

 

 

 

 

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