3 Gennaio 2016

Lirismo e grottesco_Gennaio

 

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Se fossero state armi appese alle pareti, sarei diventato un cacciatore, ma erano libri, impilati fino al soffitto. Avevo quelli intorno e addosso. Sono stato bambino e poi ragazzo dentro una stanza di carta.” Erri De Luca va a segno al primo colpo. Le sue armi sono ovunque anche ne Il più e il meno (Feltrinelli). Quasi un’autobiografia che procede per racconti narrata attraverso la sua ruvida lirica traditrice della sua natura di poeta.
Mo Yan con Il paese dell’alcol (Einaudi) fa nuovamente sfoggio di quel “realismo allucinatorio fuso con racconti popolari, storia e contemporaneità” che nel 2012 gli valse il Nobel per la Letteratura. Un romanzo scatenato e surreale in cui il grottesco è la chiave di una satira violenta ed esulcerante che tratteggia una società corrotta e corruttrice.
Il grottesco è la chiave di lettura anche de La zona d’interesse (Einaudi) di Martin Amis. Il suo occhio chirurgico fedelmente (e rispettosamente) ricostruisce la trama della vita quotidiana di Auschwitz, del Terzo Reich e di “quel che è accaduto in tutto il suo orrore, la sua devastazione e la sua sanguinaria opacità.” Un inedito esempio di letteratura concentrazionaria impavidamente interpretata da uno dei più controversi scrittori anglosassoni.

 

“Della parabola del figlio prodigo non so che farmene. Posso raccontarne una variante,
quella dei genitori partiti alla ricerca del figlio disperso, per riabbracciarlo ovunque fosse andato alla malora.”
[Il più e il meno]
  Erri De Luca

 

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