Il fil rouge che li unisce non impone una lettura rispettosa dell’ordine cronologico di pubblicazione.
Tutti libri profetici, visionari, distopici e omologanti. A partire dal primo (attualissimo) “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson, uscito nel 1907 e ambientato in un 2000 con Oriente, Occidente e Americhe (in declino) in stato di pace e con la Chiesa Cattolica emarginata e perseguitata in nome di un nuovo umanitarismo promosso da un anticristo filantropo.
Se cento anni prima, l’anno “1984” orwelliano (pubblicato nel 1949) vedeva il totalitarismo delle tre grandi potenze (Oceania, Eurasia e Estasia,) in guerra tra loro, il “2084. La fine mondo” (da domani nelle librerie) dell’algerino Boualem Sansal preconizza la pace sotto una grande teocrazia totalitaria nel paese dell‘Abistan. Yölah è l’onnipotente e il profeta Abi il suo delegato terreno. Sempre una neolingua, sempre un’autorità vigilante e sottomettente. Una sottomissione definita da Michel Houellebecq peggiore della sua in quanto descrive un vero totalitarismo islamico e la vittoria degli estremisti (“Forse la sua visione del futuro è molto plausibile“). Pubblicata nel gennaio del 2015, la “Sottomissione” houellebecquiana ambientata intorno agli anni Venti del 2000 e raccontata con tono lucido e atarassico, è “indolore”, graduale e silente, in una Francia con il partito Fraternité Musulmane all’Eliseo.
“Mi rendevo tuttavia conto, e ormai da anni, che lo scarto crescente, divenuto abissale,
tra la popolazione e chi parlava il suo nome, politici e giornalisti,
era destinato a portare a qualcosa di caotico, violento e imprevedibile.”
[Sottomissione]
Michel Houellebecq