“Qui siamo nel West, tra leggenda e verità vince la verità” recita la frase più emblematica della pellicola “L’uomo che uccise Liberty Valance” di John Ford cui Giordano Meacci con Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax) rende omaggio. Tra i 12 finalisti candidati al Premio Strega 2016, il romanzo è una surreale e corale commedia umana e bestiale ambientata in un Far West dell’anima tra Umbria e Toscana. La doppia operazione di antropomorfizzazione e animalizzazione degli “Alti sulle Zampe” e dei cinghiali (animali totem della zona) mostra “l’eterno mistero del sentimento umano” (“se si potesse dire amore in cinghialese: se si potesse dire amore in qualsiasi lingua“) e rimanda inevitabilmente all’allegorica fattoria orwelliana.
“La gran parte di noi non corre rischi. Se non siete un sogno delirante nel sonno degli dei, se la vostra bellezza non turba le costellazioni, nessuno vi lancerà un incantesimo.” È l’intimidatorio monito che il premio Pulitzer Michael Cunningham rivolge nell’introduzione di Un cigno selvatico (La nave di Teseo) ai bambini cresciuti che si accingono alla lettura delle dieci favole appartenenti alla tradizione occidentale rivisitate in chiave tetra e perversa. Le illustrazioni di Yuko Shimizu contribuiscono a dare corpo ad anti-favole i cui protagonisti rappresentano la degenerazione delle figure originariamente a latere incarnando le pulsioni più basse, i difetti, le ossessioni della società contemporanea e la nemesi del “…e vissero tutti felici e contenti”.
È il miglior romanzo mai scritto sulla rapina a mano armata secondo James Ellroy. Lungi dal voler essere un’apologia del crimine, Cane mangia cane (Einaudi) di Edward Bunker, benché, a differenza delle altre sue opere, non contempli un’intenzione redentrice, è un noir realista e crudo. Come cruda e realista è la fonte da cui attinge per delineare i tre protagonisti, ossia il proprio lato criminale che lo costrinse alla reclusione per diciotto anni. Nessun eroe o anti-eroe, infatti, nessun romanticismo, ma soltanto “il crimine come mestiere con un suo senso dell’orrore e una lucida ma folle passione dalla quale, se fai parte dell’underworld, è inutile cercare di uscire.”
“Sono convinto che chi non legge resta uno stupido. Anche se nella vita sa destreggiarsi,
il fatto di non ingerire regolarmente parole scritte lo condanna ineluttabilmente all’ignoranza,
indipendentemente dai suoi averi e dalle sue attività.”
[Educazione di una canaglia]
Edward Bunker