«Una vecchia bretone
Con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù
Capitani coraggiosi
Furbi contrabbandieri macedoni
Gesuiti euclidei
Vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori
Della dinastia dei Ming».
Centro di gravità permanente
Franco Battiato
«La stranezza di quel luogo, un pezzo di Sardegna trapiantato in Toscana, lo turbava ed eccitava al tempo stesso. Si sentiva catapultato in un mondo diverso, come quando, nei sogni, inspiegabilmente, si passa all’improvviso da una situazione a un’altra del tutto differente. C’era odore di formaggio, di capre, di cacca di capre, e forse, bastava quel fetore a mutare la sua identità, le sue concezioni, la sua morale. Gli venne spontaneo salutarsi, dirsi “Addio Borrani”».
Nessun estremo saluto.
Calma! …soltanto la presa di coscienza da parte del principe del foro livornese di essere entrato nel caos, nella condizione naturale dell’umanità, riappropriandosi così della sua intima, vera natura ossia la follia e perdendo il proprio “centro di gravità permanente”.
Ne L’uomo col chihuahua (Pendragon) Giuseppe Benassi fa vivere al suo protagonista seriale, l’avvocato Leopoldo Borrani, situazioni ancora più ambigue, pericolose ed estreme per la “morale comune”, ma dalle quali ha sempre subito una tacitata attrazione, percependo turbamento ed eccitazione.
«La transizione cromatica della carne sul fuoco, il suo trasformarsi da cadavere a cibo, rifletteva le alterazioni del cervello di Borrani. La luna era scesa sulla terra, e lo faceva impazzire. (…) Era sul confine che divide la vita dalla morte. Era salpato verso luoghi ignoti, trasportato da una nuvola bianca».
Per la risoluzione di un caso, inizialmente banale e bizzarro, poi drammatico e sempre più intricato, si ritrova immerso nel mondo gay, con le sue consuetudini, le sue contraddizioni, le sue aggettivazioni. Da una semplice violazione di domicilio, con annesso furto di Nutella, all’omicidio dell’uomo dal sorriso mellifluo ed effeminato, la cui ambiguità risultava acuita dall’eterocromia, palesatosi nel suo ufficio in compagnia di un chihuahua, prende, infatti, l’abbrivio una nuova tragicomica avventura del virtuale collega – nonché alter ego – dell’avvocato e scrittore reggiano Giuseppe Benassi.
«Entrando in ufficio, alle quattro di pomeriggio, l’avvocato Borrani vide seduto, sul divano della sala d’attesa, un uomo biondo, muscoloso, vestito di blu marine, piegato a sinistra, che, nella mano destra, teneva un orribile cagnetto giallo. Un mostro. (…) Mentre il cliente si sedeva di fronte a Borrani, l’avvocato pensò che sembrava un atleta nazista, uno strano miscuglio di maschio e femmina avvolto da un’aura di perversione».
Una nuova storia – una nuova sfida, per il cui esito il sorridente cagnolino si dimostrerà provvidenziale – raccontata con ironia, senza infingimenti, senza diplomazia, lungi da bigottismi, ipocrisie ed eufemismi, e con personaggi naturali, sopra le righe e calati in scene e ambientazioni talvolta dall’eco ozpetechiana.
Molti sono i temi presenti cari all’autore: la Toscana, gli animali e i “loro spiriti”, l’aldilà, il soprannaturale, quella terra di confine tra la realtà e il mondo mentale, la storia, le leggende, la letteratura, la filosofia. Celata c’è anche la musica con le note di Franco Battiato il cui mentore fu Gurdjieff, filosofo e mistico armeno amato anche dall’avvocato livornese.
«L’inconscio sa sempre dove portarmi», dice a se stesso l’avvocato… forse anche alla ricerca del centro di gravità permanente perduto.