“L’ultima opera d’arte di Jian Shaozhen è rimasta incompiuta ed è danneggiata. Si trattava di uno strano ricamo, un viso femminile i cui tratti assomigliavano moltissimo a quelli di Gu Yaxian, la responsabile del negozio di soia. Il ricamo era rovinato proprio nel punto in cui erano raffigurate le labbra rosse della donna. Jian Shaofen ricordava che la prima volta che aveva visto il ricamo, ancora sul telaio, c’era una forbice infilata tra le labbra della donna e da lì partiva una lacerazione irreparabile.”
Sono trascorsi alcuni anni da ‘Mogli e concubine’, ispirazione di quelle indimenticabili messaggere ‘Lanterne rosse’, ma in Vite di donne di Su Tong protagonista è ancora l’animo femminile. Un animo contestualizzato in fondamentali periodi storici della Cina (il pre, il durante e il post Rivoluzione culturale, dal 1938 al 1987) e declinato in 5 profili di donne, ora artefici ora vittime del male perpetuato dal succedersi generazionale in una società in cui gli imperiosi dettami di genere (ovviamente maschile) sono legge.
Vite di donne (Einaudi)
Su Tong, Suzhou, 23 gennaio 1963