5 Gennaio 2018

Le tre del mattino_Gianrico Carofiglio

 

 

«Quando tornammo nel salone Stregatto occupava il divano da solo. Mio padre era fuori. Fumava dandoci le spalle, guardando un punto imprecisato oltre la recinzione del cortile. Non pioveva più e ogni cosa – tavolo, sedie, piante, pavimento – era coperta di gocce nella semioscurità. Il termine della notte si percepiva come un presagio. Dopo, come ogni mattina, nulla sarebbe stato più lo stesso.»
C’è sempre un momento che reca con sé un prima e un dopo. Spartiacque che lambisce profondi terreni comodi e vergini.

Anni Ottanta, Marsiglia.
Un padre e un figlio, 51 e 18 anni, tanto brillante il primo quanto apparentemente “opaco” il secondo, si affrontano, si vivono forse per la prima volta in due giorni e due notti senza sosta, senza sonno, senza limiti, perché una “prova” deve essere sostenuta da uno dei due uomini.
È lontano l’arguto, malinconico e contraddittorio avvocato Guerrieri che lascia ora voce alla dolenza e alla “struggenza” dei sentimenti umani segnati dal trascorrere del tempo e che segnano il suo passare, i suoi passaggi.
Romanzo di formazione, Le tre del mattino si ispira ad una storia realmente accaduta della cui dolce bellezza Gianrico Carofiglio, da ascoltatore, si rende portavoce e “testimone consapevole”.

 

Le tre del mattino (Einaudi – Stile Libero Big)
Gianrico Carofiglio, Bari, 30 maggio 1968.

 

 

«La lettera finiva con una frase di John von Neumann, un grande matematico:
“Se la gente crede che la matematica non sia semplice,
è soltanto perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita”.
L’ho copiata sul muro del mio studio all’università. Forse è tutto quello che c’è da sapere.»

 

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